Pi๠complesso, semmai, èil discorso che si pone quando il credito o debito con la controparte sorge in valuta estera: sterline, dollari, rubli eccetera. In questo caso, infatti, si applicano regole ben diverse in ambito civilistico-contabile rispetto all’ambito fiscale.
Le norme congiunte del Codice Civile e i principi contabili emanati dagli organismi del settore impongono di rilevare il credito o debito alla data in cui sorge sulla base del cambio del giorno, mentre in occasione del saldo si rileverà l’operazione sulla base del nuovo cambio. Necessariamente si verrà a creare una differenza positiva o negativa per l’imprenditore (utile o perdita su cambi); la differenza si definisce “realizzata†perchè consegue ad un’effettiva conclusione dell’operazione.
Ma il discorso si complica quando nell’arco fra un passaggio e l’altro si chiude un esercizio e se ne apre un altro: in contabilità occorrerà infatti aggiornare il credito o debito sulla base del cambio al 31 dicembre, e l’utile o perdita che si determina sarà “non realizzatoâ€, perchè incide sul reddito d’esercizio ma si tratta di una variazione puramente virtuale, non correlata a concreti movimenti di denaro (che si verificheranno solo in occasione del successivo saldo).
Dal punto di vista fiscale, perà², il discorso cambia completamente. Gli utili e perdite non realizzati, infatti, non hanno alcuna valenza: i primi non sono imponibili, le seconde non sono deducibili. Questo comporta che in dichiarazione dei redditi occorrerà compiere le necessarie variazioni in aumento o in diminuzione della base imponibile.