Secondo le indiscrezioni la proposta di riforma che verrà sottoposta al vaglio dei sindacati non avrà la portata di una riforma strutturale ma avrà carattere sperimentale.
In altre parole, dunque, l’idea di introdurre un contratto unico, un’indennità di reinserimento e una maggiore flessibilità in uscita sarebbero i punti chiave di un modello di riforma che verrebbe applicato in via sperimentale per circa due-tre anni e su base volontaria nell’ambito di accordi regionali. A riguardo, in particolare, alcune Regioni, tra cui Veneto, Trentino e Calabria, avrebbero già dato la loro disponibilità ad aderire.
► CONTRATTO UNICO E RIFORMA DEL LAVORO
I sindacati, soprattutto quelli rappresentati da Bonanni e Angeletti, concordano sui punti che prevedono la conferma degli attuali ammortizzatori sociali, con estensione degli stessi anche a favore dei cosiddetti lavoratori atipici, nonchè su quelli che stabiliscono una maggiore onerosità del lavoro flessibile attraverso un aumento del livello dei contributi al fine di finanziare l’estensione degli ammortizzatori sociali. Sembra ci sia un parare favorevole anche in merito alla valorizzazione del contratto di apprendistato, da utilizzare come veicolo di ingresso nel mondo del lavoro, mentre il punto su cui i sindacati avrebbero espresso parere contrario sarebbe quello che prevede l’introduzione del cosiddetto contratto unico e del reddito minimo garantito.
In merito alle possibili modifiche all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, secondo le prime indiscrezioni pare che questo tema non verrà trattato durante questa prima fase, soprattutto per evitare un inasprimento del clima.