Si tratta, ad esempio, dei dati sul compenso lordo annuo di tutti i dirigenti, e, per gli enti locali, anche dei segretari generali; oppure dei dati sull’assenteismo dei dipendenti, negli ultimi mesi una dichiarata sfida per il ministro della Funzione Pubblica.
Nè manca, ovviamente, la richiesta di trasparenza su di un altro nervo scoperto, il fruttuosissimo business delle consulenze: occorre infatti pubblicare nomi dei soggetti esterni cui sono stati attribuiti dall’ente incarichi professionali, nonchè la natura dell’incarico medesimo, la sua durata e il relativo compenso.
E non basta: tornando sui dirigenti, occorre pubblicare i loro curriculum vitae, gli indirizzi di posta elettronica e l’eventuale numero di telefono cellulare attribuito per le sue funzioni pubbliche.
Altre informazioni di tenore analogo, infine, devono essere fornite in merito alle società a partecipazione pubblica.
Sennonchè, una ricerca del quotidiano Il Sole 24 Ore ha dimostrato come dalla teoria alla pratica il passo sia molto pi๠lungo del previsto. Se infatti tutti gli enti avrebbero dovuto adeguarsi alla normativa entro lo scorso 4 luglio, la verità èche finora sono molto rari quelli che hanno seguito le indicazioni della legge.
Alcuni, come l’Aran (l’agenzia che cura i rapporti sindacali per conto degli enti pubblici), hanno ottemperato alla lettera, ma pi๠numerosi sono gli enti che hanno pubblicato solo alcuni dei dati prescritti, e ancora pi๠numerosi quelli che non hanno fatto proprio niente, in dispregio della legge, favoriti peraltro dall’assenza di norme sanzionatorie.