La crisi economica ha portato una drastica diminuzione dei posti di lavoro e gravissime emergenze sociali. Il Governo ha cercato costantemente di reperire risorse per la cassa integrazione e di estendere la base sociale degli ammortizzatori sociali in questi anni. Ad esempio sono stati sbloccati pagamenti per cassa integrazione e mobilità in deroga.
Nonostante tutto, gli interventi non sono sufficienti e le persone cercano quindi soluzioni fai da te in questa difficile fase di congiuntura economica: èquindi normale assistere alla esponenziale crescita dei casi di lavoro nero, specialmente nelle regioni italiane pi๠in difficoltà , come ad esempio la Calabria, che fa registrare i massimi storici. Tutto ciಠnon fa altro che aggravare il bilancio statale a causa della dilagante evasione fiscale connessa alla pratica del lavoro nero.
Come spesso accade, la situazione sembra avvitata su se stessa: si contrae il credito per le imprese, diminuiscono le commesse e quindi la produzione, calano i posti di lavoro, aumenta il lavoro nero, si riduce il gettito fiscale e lo stato, nonostante i tagli ai fondi e  ai posti di lavoro non riesce a far quadrare i conti. L’unica soluzione sembrerebbe un netto abbattimento del costo del lavoro, un vero e proprio cappio al collo per le imprese e di conseguenza per i lavoratori.
Il netto aumento del lavoro nero èstato certificato da una recente indagine della CGIA di Mestre che ha messo in luce una massiccia presenza di lavoratori in nero in Italia. La maglia nera se la conquista ancora una volta il Meridione, da sempre pi๠indietro rispetto alle regioni del centro e del nord Italia e che in un momento cosଠdifficile cerca di rimediare ad una situazione veramente insostenibile.
La regione con il maggior numero di lavoratori in nero èla Calabria che fa registrare una percentuale 18,6% del valore aggiunto derivante da lavoro irregolare sul Pil e che vede all’interno del proprio territorio ben 181.100 lavoratori in nero. I dati a livello nazionale non sono incoraggianti, dove il lavoro nero rappresenta il 6,5% del PIL nazionale con una produzione pari a 102,5 miliardi di euro.