La presenza di piccoli imprenditori immigrati extra-UE si rivela particolarmente significativa nelle attività artigiane: oggi sono oltre 120mila, un terzo di tutte le micro-aziende di immigrati, con forti specializzazioni in settori economici quali i servizi alle imprese (dove il 23% èxtra-UE), il commercio (16,4%) e le costruzioni (15,2%).
Questa  l’introduzione allo studio fatta da Unioncamere. Il presidente Ivan Lo Bello commenta cosଠi dati dello studio:
“Per gli stranieri giunti in Italia aprire un’impresa ècertamente un modo per integrarsi nel nostro sistema economico e sociale. Gli imponenti flussi migratori con i quali ci confrontiamo richiedono sicuramente politiche di accoglienza mirate. A queste, perà², si possono affiancare strumenti e politiche di integrazione a basso costo quali quelle di supporto all’avvio dell’attività imprenditoriale. E’ questo un ambito nel quale le Camere di Commercio giocano un ruolo importante”.
I dati parlano chiaro. Negli anni della crisi ècresciuto il numero di immigrati che hanno aperto un’impresa in Italia: nei dodici mesi dello scorso anno, le imprese individuali aperte da cittadini nati fuori dell’Unione Europea sono aumentate di quasi 23mila unità , portando il totale di queste realtà a superare quota 350mila, il 10,9% di tutte le imprese individuali operanti nel nostro Paese. Cinque anni fa, a fine 2010, erano 100.000 in meno. Il dato assume ancora maggior significato considerando che il saldo complessivo delle imprese individuali lo scorso anno èstato pari a -0,1%.
La presenza di piccoli imprenditori extra-UE si rivela particolarmente significativa nelle attività artigiane: oggi sono oltre 120mila, un terzo di tutte le micro-aziende di immigrati, con forti specializzazioni in settori economici quali i servizi alle imprese (dove il 23% èxtra-UE), il commercio (16,4%) e le costruzioni (15,2%).