Il tempo passa ma l’Italia va indietro nel tempo e secondo quanto riportato dalla CGIA di Mestre, sta attraversando un periodo di deflazione del tutto simile a quello già affrontato alle soglie degli Anni Sessanta, nel 1959. Ecco di cosa stiamo parlando.Â
Prima di tutto occorre riportare le parole del coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo:
“Il fatto che tanti prodotti alimentari abbiano subito un forte deprezzamento indice delle difficoltà in cui versano le famiglie italiane. Nonostante i consumi abbiano registrato una leggera ripresa, rimangono molto lontani dai livelli raggiunti prima della crisi. Dal 2007 ad oggi, infatti, sono diminuiti di circa 6 punti percentuali. Nonostante il rafforzamento del Quantitative Easing da parte della Banca Centrale Europea, la domanda èancora fiacca e questo influisce sul livello dei prezzi che continuano a scendere, riducendo in misura preoccupante i margini di guadagno delle impreseâ€.
Il nostro Paese, questa l’analisi della CGIA di Mestre, èin un momento di deflazione. Per la prima volta da decenni torniamo indietro fino al 1959, anno in cui, perà², il PIL tricolore era su un binario in discesa, correva tanto per essere chiari. Adesso oltre alla deflazione c’èanche una bella crisi.
La deflazione prodotto per prodotto (CGIA di Mestre)
Secondo l’ultima analisi dell’Ufficio Studi della CGIA, su 200 voci di prodotto analizzate la deflazione si èverificata in ben 68 casi. E, al di là di settori particolari come l’hi-tech dove il progresso tecnologico consente, generalmente, la contrazione dei prezzi (computer fisso -12,7 per cento) e dei prodotti energetici (gasolio auto -12,5 per cento e benzina -7,6 per cento) che hanno beneficiato di un prezzo del petrolio basso e al di sotto dei 50 dollari al barile per tutto il primo semestre del 2016, la deflazione ha colpito anche altri comparti di spesa, in particolare molti prodotti alimentari.
Pomodori (-7,2 per cento), insalata (-2,4 per cento), zucchero (-2,4 per cento) e gelati (-2,0 per cento) sono i prodotti che hanno visto la riduzione dei prezzi maggiore ma la lista degli alimentari con il segno meno èlunga: pesche/nettarine (-1,8 per cento), cereali per colazione (-1,6 per cento), arance (-1,4 per cento), farina/altri cereali (-1,2 per cento), banane (-1,2 per cento), yogurt (-1,2 per cento); scorrendo la classifica dei prodotti alimentari con il segno meno se ne contano quasi trenta (vedi Tab. 1).