Durante il semestre italiano dell’UE era venuta fuori la proposta di istituire un fondo per l’indennità di disoccupazione europea ma non erano chiari alcuni punti e le cose sono andate per le lunghe. Adesso si torna sull’argomento e questo èquello che spiega il Mef.Â
Lo scorso ottobre il Governo italiano ha formulato l’ipotesi di un fondo europeo per l’indennità di disoccupazione (European Unemployment Benefit Scheme, EUBS) riprendendo la discussione già tenuta sul tema nell’Ecofin informale organizzato dalla Presidenza italiana di turno dell’Unione europea nel 2014. L’intento èdotare l’Eurozona di uno strumento che da lato sia in grado di attenuare l’impatto di choc particolarmente marcati che, in assenza del movimento del cambio, si scaricherebbero sull’occupazione e dall’altro lato sia in grado di evitare che l’aumento della disoccupazione ciclica si trasformi in disoccupazione strutturale.
C’èda chiedersi perಠchi èche finanzierà questo fondo e quanti stati effettivamente siano disponibili a compiere un passo cosଠimportante in direzione del welfare europeo. Il fondo verrebbe alimentato:
- dagli Stati membri (0,5 per cento del PIL) per fare fronte agli choc asimmetrici, mediante risorse che essi individuerebbero autonomamente all’interno dei bilanci pubblici;
- mediante l’emissione di obbligazioni, qualora si decidesse di assegnare allo EUBS anche il compito di fronteggiare gli choc simmetrici. Tali titoli sarebbero caratterizzati da un profilo di rischio – e dunque da un rendimento – estremamente contenuto. L’emissione di obbligazioni non determinerebbe alcuna ipotesi di mutualizzazione dei debiti pubblici nazionali; si giustificherebbe, invece, quale misura necessaria per finanziare un progetto di interesse comune tra gli Stati membri dell’eurozona .
Siamo proprio sicuri che tutti siano in grado e vogliano contribuire?