Si continua a parlare di pensioni in questi giorni, un tema particolarmente caldo: il Governo cerca una soluzione per smantellare la riforma delle pensioni e le legge Fornero come indicato nel contratto, ma contemporaneamente deve cercare di non mettere a rischio i conti dell’INPS.
Fra le possibili soluzioni si torna a parlare di pensioni quota 41: si tratta di uno strumento che consentirebbe di poter andare in pensione al di là dell’età anagrafica, una volta che siano stati maturati in totale 41 anni di contributi.Â
D’altra parte èanche prevista la quota 100 che consente di andare in pensione una volta che siano stati compiuti 64 anni se la somma dell’età anagrafica e dei contributi maturati offre come risultato 100: proprio la camma fra quota 100 e quota 41 scond Boeri, presidente dell’Inps potrebbe costare 11 miliardi di euro nell’immediato al Paese e 18 miliardi a regime.
Si tratterebbe pertanto di una spesa fin troppo alta per lo Stato tanto che si starebbe pensando di passare a quota 42, alzando di un anno il requisito contributivo previsto.
In realtà la quota 41 potrebbe addirittura essere richiesta da alcune categorie di lavoratori. Di chi si tratta con esattezza? Si tratta dei lavoratori precoci, coloro che prima di compiere il 19esimo anno di età abbiano già maturato almeno 12 mesi di contributi.
Per poter accedere a quota 41 non èneppure necessario che i 12 mesi siano stati continuativi. Per il momento le cose stanno cosà¬, ma èanche vero che quota 41 potrebbe subire presto una modifica: a partire dal 1 gennaio 2019, anche in vista dell’adeguamento con le aspettative di vita, la pensione di vecchiaia e quella anticipata potrebbero subire delle revisioni.
I lavoratori precoci dovranno maturare infatti infatti 41 anni e 5 mesi di contributi se vorranno smettere di lavorare in anticipo rispetto agli altri lavoratori.
PENSIONI, GLI ASSEGNI DIVENTANO PIU’ LEGGERI
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