Un’interessante analisi a tutto tondo èstata pubblicata nei giorni scorsi dal quotidiano “La Stampaâ€.
L’analisi individua innanzitutto diverse categorie di persone che hanno spostato i loro capitali all’estero: non solo coloro che hanno voluto evitare la pesante tassazione nostrana (che, comunque, sono certamente i pi๠numerosi), ma anche coloro che hanno trasferito all’estero le proprie fortune negli anni Settanta del secolo scorso, una fase di forte instabilità politica nel nostro Paese in cui era elevato il timore del terrorismo e dei sequestri di persona.
Un’altra categoria èpoi quella di coloro che individuavano il pericolo nella forte instabilità e debolezza della lira, le cui fluttuazioni potevano comportare contraccolpi molto pesanti sul valore del proprio patrimonio monetario e finanziario.
In entrambi i casi, le cause della fuga dei capitali sono ormai appartenenti al passato. Ma c’ un altro timore che, in occasione delle precedenti versioni dello scudo fiscale (per esempio, quella del 2001), èstata con il tempo smentito: il timore che la protezione sui capitali riemersi venisse successivamente meno.
Ma la regola di non eseguire accertamenti fiscali sui capitali tornati a casa e dell’assenza di sanzioni a carico dei titolari èstata rispettata rigorosamente, e non c’ motivo di pensare che stavolta non sarà cosà¬.
àˆ poi forte la sensazione che si tratti davvero dell’ultima spiaggia, vista il forte inasprimento delle sanzioni e la guerra dichiarata da tutte le economie occidentali ai “paradisiâ€, che rischiano di sgretolarsi (persino la Svizzera sta rinunciando al suo granitico segreto bancario).