Ma quando l’emergenza sarà passata, e non èancora dato di sapere quando ciಠaccadrà , sarà inevitabile concordare a livello planetario una profonda revisione del sistema bancario, per impedire che i presupposti che hanno dato il via al crack finanziario internazionale possano di nuovo riproporsi con tanta virulenza.
Con riferimento al nostro Paese, in cui peraltro gli effetti sono stati finora sostanzialmente limitati, sono molti gli analisti che ritengono improrogabile un deciso ritorno al passato e all’adozione di una regolamentazione pubblica ben pi๠stringente di un mercato forse troppo liberalizzato.
Il Testo Unico Bancario del 1993, attualmente vigente, ha concesso alle banche di poter operare senza particolari limiti nel settore degli investimenti finanziari e nell’emissione, acquisto e intermediazione di ogni genere di titoli, e ha aperto (sia pure in forma limitata) al possesso di partecipazioni fra mondo bancario e mondo industriale, determinando una commistione di interessi piuttosto rischiosa.
In teoria, il rischio avrebbe dovuto essere contenuto mediante l’applicazione delle complicate regole derivante dall’accordo internazionale noto come “Basilea 2â€, che alla prova dei fatti si èrivelato ampiamente inefficace.
Inoltre, persino un pilastro dei nostri tempi e cioèla progressiva privatizzazione delle banche italiane, un tempo quasi tutte in mano pubblica, èoggi rimesso in discussione. Quali saranno dunque le banche del futuro? Se il ritorno all’antico dovesse davvero verificarsi, avremo banche almeno parzialmente in mano pubblica, fortemente patrimonializzate e dedite quasi esclusivamente alle attività pi๠tradizionali: depositi e prestiti.