Poichè le pensioni sono calcolate sulla base di alcuni parametri di riferimento, fra i quali proprio la speranza di vita, èvidente che, a parità di condizioni, spalmare un dato importo per un arco temporale pi๠lungo comporta una riduzione dell’importo mensile.
Si tratta di uno degli effetti meno noti della riforma targata Lamberto Dini, che nel 1995 rivoluzionಠda cima a fondo l’intero sistema pensionistico del nostro Paese, introducendo fra l’altro il principio del calcolo contributivo.
Ogni tre anni, in particolare, il parametro della speranza di vita deve essere rivisto sulla base delle nuove rilevazioni eseguite nel frattempo dall’ISTAT. Si parla, in gergo tecnico, di “revisione triennale dei coefficienti di trasformazioneâ€.
Fino ad oggi, perà², l’impopolare revisione era rimasta sulla carta, finchè non èstata tradotta in disposizioni concrete nel 2007, con effetto a partire dal 2010.
Cosà¬, a partire dal prossimo primo gennaio, entreranno in vigore i nuovi valori. Si stima, infatti, che all’epoca dell’introduzione della riforma la vita media per gli uomini fosse intorno ai 79 anni, mentre, appena quindici anni dopo, siamo già arrivati a 81.
Il discorso, naturalmente, non vale nè per coloro che sono già pensionati (per i quali tutti i conti sono già stati fatti e non verranno pi๠toccati) nè per coloro che taglieranno il sospirato traguardo della pensione nei prossimi anni, per i quali valgono ancora i metodi di calcolo pre-riforma.
In linea di massima e salvo eccezioni, dunque, il taglio dovrebbe invece finire per coinvolgere che oggi non sono ancora arrivati ai cinquant’anni.