Ciಠsignifica che non sono produttivi di un’autonoma rendita catastale, e che la tassazione ricadrà sul terreno per l’intero.
Il guaio, perà², èche mancava del tutto una definizione di “fabbricato ruraleâ€, e questo ha favorito nei decenni un’evasione di livello colossale.
Si perde il conto dei cittadini che hanno trasformato stalle e porcili in ville di lusso o comunque in appartamenti che di rurale hanno conservato ben poco, guardandosi bene, tuttavia, dall’eseguire le necessarie modifiche catastali.
La definizione, un paio d’anni fa, èalla fine intervenuta. Oggi si parla di “fabbricati rurali†esclusivamente riguardo a costruzioni la cui funzione effettiva (e non solo dichiarata) èquella di ospitare gli strumenti per l’esercizio di un’attività di coltivazione o di allevamento: il classico capanno degli attrezzi, dunque.
In tutti gli altri casi, invece, il fabbricato assume un significato differente e come tale deve essere regolato catastalmente.
Negli ultimi anni l’Agenzia del Territorio e i Comuni hanno avviato una partnership che, servendosi di indagini capillari sul territorio e delle rilevazioni satellitari, consenta di rivedere da cima a fondo l’intero assetto immobiliare italiano, individuando sia tutti i fabbricati non accatastati che quelli che non presentano i requisiti di ruralità : èun lavoro enorme, iniziato da circa due anni e che durerà perlomeno altrettanto.
I cittadini sono invitati a regolarizzare da sè la propria situazione prima di essere “pizzicatiâ€, altrimenti non solo saranno riscosse tutte le imposte arretrate con gli interessi ma saranno applicate anche le relative sanzioni da mancato accatastamento.