Facciamo un passo indietro: con la legge 296/2006 era stata prevista l’istituzione, appunto, di “zone franche urbaneâ€, individfuandole nei quartieri pi๠disagiati (sotto il profilo economico, dell’ordine pubblico ecc.).
Chi avesse aperto un’attività imprenditoriale in una di queste ZFU avrebbe potuto godere di rilevantissimi benefici fiscali: la detassazione da IRPEF, IRAP e ICI nonchè l’esenzione dai contributi previdenziali per diversi anni, secondo un complesso sistema di esenzioni totali e parziali e/o franchigie.
Il percorso da allora ad oggi èperಠstato lungo e travagliato, e solo l’anno scorso si sono definiti con precisione i confini delle zone franche, localizzandole nei quartieri malfamati di ventidue Comuni italiani, fra grandi città (come Napoli, Taranto, Catania) e piccoli centri (come Sora, Ventimiglia, Gela).
Ora, perà², quando pareva tutto pronto per la partenza del sistema di incentivazioni, ecco la doccia gelata. Il decreto “Milleproroghe†ha azzerato ogni beneficio in materia di imposte sui redditi e di IRAP: queste imposte, dunque, dovranno essere pagate secondo le regole ordinarie, senza alcuno sconto.
Restano in piedi, in compenso, i benefici rimanenti. Per quanto riguarda l’ICI, si potrà godere per cinque anni dall’apertura dell’attività dell’esenzione totale per ogni immobile utilizzato nell’attività imprenditoriale (purchè situato nella ZFU), mentre, per quanto concerne la previdenza sociale, si avrà per cinque anni l’esonero totale dai contributi per i dipendenti, nei cinque anni successivi l’esonero parziale per il 60%, nei due anni ulteriori per il 40% e per i due anni ancora successivi del 20%.
àˆ perಠrichiesto che almeno il 30% dei dipendenti risieda nella ZFU e che i contratti abbiano la durata di almeno dodici mesi.