Alla base dell’obbligazione, ricordiamo brevemente, la necessità di monitorare il diffusissimo fenomeno associativo, cui si accompagnano preziosi benefici fiscali; e proprio per evitare che i benefici vadano a chi, in realtà , non se lo merita e dunque ad associazioni esistenti magari solo sulla carta, èstato indetto l’obbligo di inviare il modello.
Ora ègià possibile trarre qualche conclusione statistica, sebbene vada precisato che non tutti gli enti del terzo settore erano obbligati all’invio perchè già monitorati sotto altre forme, come le organizzazioni di volontariato regolarmente registrate. Va ricordato che gli enti che non avessero adempiuto all’obbligazione decadono da ogni beneficio fiscale.
In tutto, i modelli inviati sono stati 222.151, provenienti da tutti gli angoli d’Italia. Come era facile prevedere, i modelli pi๠numerosi sono provenuti dalle Regioni pi๠popolose: in testa la Lombardia, con 31.868 (circa il 14,3%), seguita da Lazio e Veneto, poco sopra le ventimila dichiarazioni, e quindi da Emilia-Romagna, Piemonte e Toscana fra le diciotto e le diciannovemila spedizioni. In coda, di conseguenza, le terre in valore assoluto meno abitate: Basilicata (2.142), Molise (1.244) e Valle d’Aosta (711).
àˆ poi notevole che siano state ben 73.150 le associazioni sportive dilettantistiche che hanno inviato il modello EAS: quasi un terzo del totale, a riprova della mai sopita passione sportiva degli italiani.
Al secondo posto per tipologia, le associazioni culturali, con 52.135 modelli, e a seguire gli enti di promozioni sociale, i sindacati e varie altre categorie, fra cui i movimenti religiosi, i partiti politici e le pro-loco.