Relativamente recente, l’ambito delle nanotecnologie èin realtà un settore di studio interdisciplinare, poichè finisce per intersecare conoscenze di biologia, medicina, elettronica, telecomunicazioni e altri rami ancora; ma le applicazioni arrivano ad estendersi trasversalmente fino a raggiungere ambiti impensati, come l’agroalimentare e il tessile.
Il tratto comune èquello di dirigere il raggio d’azione degli studi a livello atomico e molecolare: per comprendere la scala di cui parliamo, basti dire che l’unità di misura pi๠comune, il nanometro, èpari ad un milionesimo di millimetro.
Gli Stati Uniti guidano la ricerca nel settore: il 30% degli investimenti mondiali nelle nanotecnologie vestono a stelle e strisce. Un altro 25% proviene dal Giappone e un buon 20% va suddiviso fra Canada, Australia, Cina e nazioni minori.
Rimane un 25% da attribuire all’Europa: dato ragguardevole, ma il fatto che le ricerche coinvolgano quasi esclusivamente Germania, Regno Unito e nazioni scandinave non èaffatto lusinghiero per l’Italia. Peraltro, l’Unione Europea punta molto sulle nanotecnologie, tanto che nei programmi-quadro delle istituzioni comunitarie le somme stanziate per questo campo di ricerca sono pari a svariati miliardi di euro.
àˆ molto difficile stimare il giro d’affari che ruota intorno a questo comparto. Dovremmo aggirarci intorno ai cento miliardi di dollari annui, ma potrebbero arrivare a duecento entro appena un paio d’anni. Quanto alle idee coronate da successo, basti dire che nel 2009 sono stati circa 4.400 i brevetti registrati nel mondo, e altre ventimila istanze sono attualmente in fase di valutazione.