Lo stato precario, infatti, in cui versano moltissime aziende, la crisi del potere d’acquisto dei consumatori, la crescita della disoccupazione, il disastro dei conti pubblici greci (vedi: effetti della crisi greca) e altri fattori preoccupanti tolgono ogni sostegno solido alla possibilità che il decollo delle Borse sia fondato su prospettive concrete.
In altre parole, èda temere che in queste settimane si stia gonfiando l’ennesima bolla speculativa, che quando esploderà , magari tutta in un colpo, farà nuovamente precipitare gli indici borsistici, anche se molti analisti sono invece ottimisti come spiegato nell’articolo sulle previsioni dell’andamento delle borse mondiali nel 2010.
Il fenomeno èstato segnalato dalle principali autorità finanziarie del mondo. I governatori della Federal Reserve e, ancor pià¹, della BCE sono pessimisti sulle possibilità di recupero delle rispettive economie, per le quali anzi prevedono una fase di stagnazione presumibilmente lunga.
Il Fondo Monetario Internazionale, dal canto suo, segnala che il dissesto delle casse pubbliche elleniche èsolo la punta dell’iceberg, laddove moltissimi altri Stati (avanzati e non) hanno troppe magagne lontane dal risanare; inutile negare che proprio l’Italia èuna delle nazioni monitorate con maggiore preoccupazione, a causa soprattutto del suo debito pubblico (al terzo posto mondiale in valore assoluto).
La fragilità delle prospettive sull’andamento dei titoli azionari dimostra quindi come le Borse abbiano nuovamente perso contatto con l’economia reale, ed èdoveroso che i risparmiatori vadano con i piedi di piombo prima di lasciarsi illudere da valori numerici lusinghieri e inspiegabili.