Sui libretti, infatti, ci si limita a prelevare e depositare liquidità , senza poter domiciliare le bollette, disporre bonifici o eseguire altre operazioni.
Per questo motivo, i risparmi depositati sul libretto subiscono spese molto inferiori (fra l’altro, sono esenti dall’imposta di bollo) e, soprattutto, sono accresciuti da interessi attivi pi๠rilevanti.
I libretti di risparmio possono essere intestati ad uno o pi๠persone (anche minorenni, come spesso fanno i genitori o i nonni a favore di figli e nipoti), e in tal caso solo costoro possono movimentarli; si parla, percià², di libretti nominativi.
In alternativa, essi possono essere al portatore, cioèanonimi: chiunque, presentando il libretto allo sportello, puಠprelevare, depositare o perfino estinguere il rapporto.
A quanto si conosce, sommando le due categorie, ad oggi sono attivi circa 25 milioni di libretti di risparmio.
L’assoluta libertà di gestione dei libretti al portatore li assimilano al denaro contante; e per questo motivo, su di loro sono sempre valse analoghe norme contro il riciclaggio di denaro sporco.
Secondo le leggi vigenti, pi๠volte modificate, èvietato detenere libretti di risparmio al portatore il cui ammontare depositato supera la soglia di € 12.500; ma questa norma èormai in punto di scomparire, spazzata via dalla falce di Giulio Tremonti.
Nella manovra economica, infatti, il ministro delle Finanze ha decretato la fine dei libretti al portatore: fine fissata per il giugno 2011. In altre parole, i risparmiatori italiani hanno poco pi๠di un anno di tempo per decidere cosa fare: incassare il saldo del libretto oppure depositarlo su un libretto nominativo o su un conto corrente.