La prima soluzione èquella dell’usufrutto: il vecchio titolare dell’azienda rimane nudo proprietario, mentre il soggetto subentrante ne diviene, appunto, usufruttuario.
Si hanno perಠalcune particolarità da ricordare: innanzitutto, salvo accordi diversi, l’usufruttuario subentra nei crediti del nudo proprietario ma non risponde dei debiti. Ma la differenza pi๠importante rispetto al caso della compravendita èche l’usufruttuario èobbligato ad impegnarsi a fare in modo che la capacità produttiva e organizzativa dell’azienda non sia danneggiata nel corso degli anni.
Egli, quindi, dovrà impegnarsi sotto la sua responsabilità per mantenere quantomeno immutata tale capacità , se non addirittura ad incrementarla.
Ciಠnon significa, perà², che egli sia obbligato a raggiungere questo risultato, ma solo che deve fare il possibile per soddisfarlo: se l’usufruttuario fa del suo meglio ma la sorte avversa (concorrenza, crisi economiche…) penalizza il suo impegno, egli ha comunque soddisfatto i suoi obblighi.
L’usufrutto èsempre gratuito. Durante il suo svolgimento, costi e ricavi dell’attività ricadranno sull’usufruttuario. Alla scadenza concordata si valuterà la differenza di valore (positiva o negativa) subita dall’azienda nel corso degli anni, e tale differenza sarà conguagliata in denaro.
Naturalmente l’usufrutto puಠconcludersi ben prima della scadenza concordata: per morte o per rinuncia dell’usufruttuario, per il comune accordo fra le parti, per la risoluzione dei rapporti operata dal nudo proprietario in caso di mancato rispetto degli obblighi da parte dell’usufruttuario.
Ben pi๠frequente dell’ipotesi dell’usufrutto èla seconda soluzione: quella dell’affitto d’azienda, la cui unica significativa differenza èil riconoscimento di un canone di locazione a favore del proprietario.