Nel mese di giugno si ètenuta a Rimini la prima edizione di Packology, un’affollata fiera di produttori di macchine per il confezionamento delle merci di ogni genere. Chiaramente, l’interesse per questa manifestazione non ètanto per il comune cittadino quanto per le imprese manifatturiere, alla ricerca di soluzioni innovative in termini di costi, materiali, praticità d’uso e riduzione della massa degli imballi.
Come molti settori produttivi, anche il packaging ha sofferto pesantemente della crisi globale: le difficoltà delle aziende industriali hanno ridimensionato nettamente gli ordini per i produttori di imballaggi.
Per fortuna, tuttavia, possiamo dire con sufficiente certezza che il trend si èinvertito: da ottobre ad oggi si èregistrato mese dopo mese un continuo incremento del fatturato, la produzione ècresciuta nel primo quadrimestre 2010 del 37% rispetto all’analogo periodo del 2010 e gli ordinativi ricevuti sono in grado di occupare mediamente per quattro mesi le aziende del settore (fino a pochi mesi fa l’orizzonte era di ordinativi per soli due mesi).
Anche il ricorso alla cassa integrazione si sta riducendo (solo il 15% delle aziende ne ha fatto uso ad aprile, il minimo da un anno e mezzo a questa parte).
Il mercato interno, peraltro, èancora fiacco: il grosso della produzione italiana di imballaggi prende la via dell’Asia.
Nonostante il cauto ottimismo, i produttori convenuti a Rimini hanno tuttavia spiegato che siamo ancora distanti dai livelli produttivi di un tempo e che dunque gli effetti della crisi non sono ancora svaniti del tutto.