La cosiddetta “legge Venier†(emanata nel 1997 a seguito delle disavventure fiscali della popolare conduttrice Mara Venier, truffata dal suo commercialista di fiducia) stabilisce che al contribuente non si applicano sanzioni tributarie quando èdimostrato che gli illeciti contestatigli dipendono da comportamento doloso di un terzo, regolarmente denunciato.
Con la sentenza n. 12472/2010, tuttavia, la Suprema Corte ha costretto ad una doccia gelata un cittadino che sperava proprio nella legge Venier per salvarsi da una pesante sanzione comminatagli poichè per anni le scritture contabili erano state tenute in maniera irregolare dal suo commercialista, per non parlare dell’omissione della dichiarazione dei redditi: la sanzione va pagata comunque dal cliente.
Il punto èche la legge Venier ha come presupposto che il cliente, dotato della normale diligenza, non abbia potuto accorgersi delle malefatte combinate a suo danno dal professionista in malafede; ma si tratta di un’ipotesi specifica che si applica soltanto se il contribuente dimostra di essere esente da dolo e da colpa.
Il cittadino pensava di ottenere lo scopo dimostrando l’esistenza del mandato professionale conferito al commercialista, e in effetti i giudici di merito gli avevano dato ragione.
La Cassazione ha perಠcambiato la prospettiva, spiegando che se il cliente non fa il minimo sforzo per assicurarsi che il commercialista faccia il suo dovere non puಠcerto sperare di essere considerato esente da colpa.
La sua disattenzione, infatti, costituisce una fattispecie simile alla cosiddetta “culpa in vigilando†(concetto ben noto in giurisprudenza), che dunque esclude l’applicazione della legge Venier e impone al cliente di pagare le conseguenti sanzioni.