Fra le modifiche apportate rispetto al decreto-legge originario, ha ottenuto scarsa audience una novità destinata ad interessare le pensioni di tutti i cittadini italiani.
Dovremo infatti abituarci all’idea che un giorno non sarà pi๠possibile contare su un’età fissa e predefinita per andare in pensione: entra in gioco, infatti, una nuova variabile, la speranza di vita, che costituirà un elemento basilare per assicurare al nostro sistema previdenziale una maggiore capacità di tenuta nei decenni.
L’ISTAT èinfatti incaricato di rideterminare statisticamente la speranza di vita degli italiani ogni tre anni: il risultato, arrotondato al mese, andrà a modificare l’età pensionabile, a partire dal 2015.
Per l’esattezza, ad oggi èstabilito che nel 2015 i lavoratori dipendenti necessiteranno di 61 anni per la pensione di anzianità (62 per gli autonomi) e 65 anni per la pensione di vecchiaia (ma le donne dipendenti private abbisogneranno di soli 60 anni).
Se perಠnel frattempo sarà stato determinato un aumento di un bimestre della speranza di vita, significa che occorreranno due mesi in pi๠rispetto all’età minima indicata nei vari casi.
In tutti i casi, rimane immutata la regola secondo cui chi ha maturato quarant’anni di contributi puಠandare in pensione a qualunque età .
In occasione della prima determinazione, èfissato che l’aumento legato alla speranza di vita non puಠeccedere i tre mesi e che non ci potrà essere una diminuzione. La seconda rilevazione sarà nel 2019 e cadranno entrambi questi due vincoli. Dalla terza rilevazione (2022) in poi, il dato sarà pubblicato con cadenza triennale.
In ogni caso, la conseguente modifica dell’età pensionabile non avverrà prima di un anno dopo la pubblicazione dei risultati.
Fonte: Il Sole 24 Ore