In realtà , perà², esiste anche un secondo macigno la cui influenza non va affatto sottovalutata: si tratta del tempo e del denaro che vengono spesi per ottemperare ai numerosi adempimenti previsti dalla nostra legislazione.
Recentemente, l’Associazione Contribuenti Italiani ha incaricato una società di ricerche di quantificare tale peso, anche in comparazione con quanto avviene in altre nazioni. I risultati sono sorprendentemente negativi: in media, ogni anno le imprese italiane spendono 5.036 euro a testa per essere in regola con gli obblighi fiscali. Per farsi un’idea, a parità di condizioni gli imprenditori tedeschi spendono in media 1.210 euro, i francesi 1.320, gli spagnoli 1.160, gli svedesi addirittura 850.
La spesa èsostenuta per pagare costosi consulenti esterni oppure ancor pi๠costosi impiegati amministrativi interni: un’autentica “tassa occultaâ€, che svantaggia le nostre ditte contro i concorrenti esteri.
Il discorso riguarda una grande pluralità di oneri e voci di costo: dichiarazioni fiscali, libri contabili, software gestionali, gestione del personale, legge sulla privacy, controversie con il Fisco e cosଠvia.
Alcuni di questi obblighi pesano proporzionalmente alle dimensioni dell’azienda, altri sono sostanzialmente fissi: per questo motivo, l’onere èpi๠ponderoso nelle imprese di minori dimensioni. Nelle microimprese, infatti, la “tassa occulta†supera l’otto percento del fatturato, mentre in quelle di medie dimensioni si scende al 6,8%. In termini di tempo di lavoro, inoltre, nelle microimprese si perdono 97 ore all’anno per addetto, contro le 74 delle aziende medie.
Fonte: Il Domani