Varcati i confini nazionali, perà², della questione si sta interessando ai massimi livelli anche l’Unione Europea: ancora una volta èmessa sotto accusa la possibile violazione delle norme di libera concorrenza. Come noto, infatti, le aziende che operano nel territorio comunitario devono essere poste nelle stesse condizioni da parte delle leggi dei vari Stati.
Di fatto, perà², secondo il commissario Almunia che ha aperto la procedura d’infrazione presso la Corte di Giustizia, in Italia le imprese legate alla Chiesa godono di vantaggi da cui sono esclusi i diretti concorrenti.
La storia delle agevolazioni fiscali in questione èmolto lunga. Limitandoci a ripercorrere gli ultimi passi, va ricordato che nel 2005 fu concessa l’esenzione totale dall’ICI per tutti gli enti cattolici, successivamente (nel 2006) ridimensionata solo a quelli che, anche solo in parte, avessero una funzione religiosa e non puramente commerciale.
L’escamotage per superare quest’ultimo vincolo èpresto fatto: basta installare una piccola cappella o altro luogo di culto presso cliniche e scuole private, e l’agevolazione ègarantita. Questo, perà², ha suscitato la reazione delle ditte concorrenti, che sperano adesso nell’intervento della Corte di Giustizia (ma il verdetto non dovrebbe arrivare prima del 2012).
In particolare, sono tre le norme contestate: oltre all’esenzione totale dell’ICI di cui abbiamo parlato, c’ la legge che inquadra automaticamente gli enti ecclesiastici come enti non commerciali (il che consente una tassazione meno onerosa per i rispettivi redditi) e quella che dimezza l’IRES per gli enti (pur commerciali) votati ad assistenza e beneficenza, fra cui cliniche e scuole private.
In caso di eventuale condanna, le norme in questione decadrebbero automaticamente.
Fonte: La Repubblica