Il prezzo di vendita di un prodotto, naturalmente, deve coprire l’insieme dei costi (variabili e fissi) che sono stati sostenuti per realizzare il medesimo.
A parità di condizioni, èvidente che quanto pi๠i costi di natura variabile sono modesti, tanto pi๠èrilevante in proporzione il peso dei costi fissi.
Si definisce “margine lordo unitario di contribuzione†la differenza fra il prezzo di vendita di un’unità di prodotto e l’insieme dei relativi costi variabili; potremmo estendere l’analisi al livello dell’intera produzione, e in tal caso si parlerà di “margine lordo complessivo di contribuzioneâ€.
Immaginiamo di vendere un’unità a 100 euro, laddove i relativi costi variabili ammontano a 20. Se il margine lordo unitario èdunque pari a 80, esso consentirà di coprire in misura massiccia i costi fissi, quelli cioèche dovremmo sostenere comunque, al di là del volume di produzione. Se invece il margine fosse pari a 30, a parità di condizioni occorrerà vendere molte pi๠unità di prodotto per coprire l’insieme dei costi fissi sostenuti.
In altre parole, quanto pi๠èlevato il margine di contribuzione, tanto minore sarà il livello di unità di prodotto che ènecessario rivendere perchè l’impresa rimanga a galla: i costi variabili sono già dଠper sè coperti dal prezzo di vendita unitario, e quelli fissi sono coperti complessivamente dall’apporto di tali margini. Infatti, si parla di margine di contribuzione proprio perchè esso “contribuisce†a coprire i costi fissi.
In definitiva, l’impresa deve porsi l’obiettivo di accrescere il pi๠possibile il margine lordo di contribuzione, poichè pi๠questo s’incrementa, tanto minori saranno gli sforzi necessari per pareggiare il totale dei costi di produzione.
Fonte: nostra elaborazione