Il mercato interno costituisce lo sbocco principale, ma anche le esportazioni (che concernono il 35% del fatturato) fanno la loro parte.
E, a catena, il settore produce effetti postivi sull’intera economia. La stessa presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha dichiarato che una spesa di 100 nelle costruzioni porta ad una ricaduta positiva di 300 sull’economia italiana.
Purtroppo, perà², il comparto delle costruzioni non sta affatto attraversando un buon momento. Nel 2009 il volume d’affari èsceso del 12,3% rispetto all’anno precedente (meno quarantasette miliardi di euro), e per quest’anno si prevede un ulteriore calo pari almeno al 4,4%. A soffrire di pi๠saranno i comparti dei laterizi e del calcestruzzo, mentre l’unico a viaggiare a gonfie vele sarà il segmento del vetro.
Anche dal punto di vista dell’occupazione i problemi non mancano. In un anno e mezzo si sono persi duecentocinquantamila posti di lavoro, e altrettanti rischiano di scomparire entro la fine del 2011.
D’altro canto, un’inversione di rotta non appare facile e rapida da attuare. Le fragilità del settore, infatti, sono numerose e difficili da estirpare, come mettono in luce gli operatori: si va dal progressivo calo delle commesse pubbliche ai ritardi nei pagamenti da parte degli stessi enti committenti (sebbene stia per entrare in vigore la direttiva comunitaria che riduce a trenta giorni i tempi per i pagamenti), dall’eccessiva frammentazione e sottodimensionamento delle imprese ai difficili rapporti con le banche.
Fonte: Il Sole 24 Ore