Attraverso questa sorta di questionario le imprese devono indicare, in relazione all’anno 2008, non solo i dati relativi ai fornitori o ai clienti di aziende residenti in paesi che godono di un regime fiscale agevolato ma anche le partecipazioni detenute in società che si trovano nei paesi che figurano nella lista nera.
I fisco, dunque, ha scelto di usare il pugno di ferro, portando a pensare che queste sue azioni abbiano pi๠lo scopo di scoraggiare gli imprenditori ad avere rapporti con i paesi della black list, piuttosto che cercare semplicemente di combattere e prevenire l’evasione.
La nuova normativa, infatti, impone alle imprese un notevole incremento dei costi, per non parlare del rischio di incappare in facili sanzioni, anche se da questo punto di vista l’Agenzia delle Entrate ha mostrato di essere disposta a venire incontro ai contribuenti accettando la richiesta di un avvio senza sanzioni.
Il rischio, secondo gli esperti, èche la lotta all’evasione finisca per ostacolare l’attività degli imprenditori, danneggiando di riflesso l’intera economia italiana e andando a penalizzare in particolar modo i soggetti poco inclini all’evasione e pi๠vulnerabili alla concorrenza, proprio come le piccole imprese che in alcuni casi possono non disporre dei mezzi necessari per provare la genuinità di determinate transazioni.
La lotta all’evasione èsenza dubbio indispensabile, purchèquesto non significhi cercare di indurre le imprese a non avere rapporti con aziende facenti parte di paesi della black list, perchèbisogna considerare che in Italia sono tantissimi gli imprenditori “obbligati” a intrattenere rapporti con questi paesi, in quanto èlଠche si trovano i loro clienti e fornitori.