L’attuario, infatti, èrichiestissimo dal mercato del lavoro, lavora in condizioni psicofisiche ottimali e non stressanti e gode di uno stipendio medio-alto. Si calcola che nel mondo vi siano circa ottantamila attuari, di cui circa novecento in Italia.
Il mercato del lavoro nazionale, perà², ne richiederebbe almeno il doppio, cosicchè chiunque si laurei in un corso inerente la statistica attuariale trova lavoro al pi๠tardi entro qualche mese. Non solo: la domanda ètanta che non sono rare le storie di giovani assunti prima ancora di laurearsi. Lo stipendio medio di chi inizia l’attività èintorno ai sedicimila euro lordi all’anno, ma a regime si arriva facilmente ai sessanta-ottantamila euro.
Ma cosa fa, esattamente, un attuario? Si tratta dell’esperto di quel ramo della statistica che studia la probabilità (o il rischio) che si verifichi un dato evento, con la previsione di quelli che ne sarebbero gli effetti.
Le formule da applicare sono sostanzialmente le stesse: èper questo che lo stesso attuario puಠagevolmente passare dalle applicazioni nel campo delle assicurazioni a quelle nelle banche, dai movimenti in Borsa alla sicurezza nel lavoro.
Esiste un ordine professionale per gli attuari: per iscriversi, occorre il diploma di laurea e il superamento dell’esame di Stato; non èinvece ancora obbligatorio il tirocinio.
Ad oggi sono iscritti all’ordine circa novecento attuari e l’età media èpiuttosto bassa (43 anni). Circa la metà degli attuari èdi sesso femminile, ma, considerato l’attuale tasso d’iscrizione ai corsi universitari, èpresumibile che fra qualche anno le donne dovrebbero arrivare intorno al 70%.