D’altronde, èl’intero sistema degli ordinamenti professionali che, a detta del Garante, andrebbe ampiamente rivisto per eliminarne gli eccessivi vincoli all’accesso e alla tutela dei consumatori.
Sono ben cinque gli aspetti controversi su cui l’Authority richiede profondi cambiamenti. Innanzitutto, restano sostanzialmente immutate le norme sull’accesso alla professione, laddove l’Antitrust vorrebbe ridurre i paletti per gli aspiranti avvocati.
Il Garante chiede, fra l’altro, una riduzione della durata del praticantato (oggi biennale), la possibilità di svolgerlo almeno in parte durante il corso di laurea specialistica e l’erogazione di premi e borse di studio per sostenere economicamente i praticanti (che, come noto, lavorano solitamente gratis).
In secondo luogo, si contesta il voler mantenere l’inderogabilità delle tariffe minime, come eccezione alle norme “Bersani†che, come regola generale, avevano abolito tale inderogabilità .
E anche sulla promozione dell’attività l’Authority ha da contestare, poichè la riforma vorrebbe rendere assolutamente vietata ogni forma di pubblicità comparativa.
Non manca un capitolo sulle incompatibilità : la riforma vorrebbe rendere la professione di avvocato alternativa con qualsiasi altra attività di lavoro (autonoma e dipendente), salvo limitate eccezioni, il che renderebbe la vita durissima ai giovani che iniziano la carriera e non potrebbero nemmeno permettersi di un’attività part-time.
Infine, la nuova legge vorrebbe estendere il novero delle prestazioni esclusive, ossia quelle che possono essere svolte solamente dagli iscritti all’albo degli avvocati, il che ridurrebbe fortemente la concorrenza e amplierebbe i costi amministrativi di cittadini e aziende.