Oggi, infatti, restano in piedi solo lo stabilimento della Eridania-Sedam a San Quirico (PR), i due di proprietà della Co.pro.b. Italia a Minerbio (BO) e Pontelongo (PD) e, infine, lo Zuccherificio del Molise a Termoli (CB).
Ma altri colpi duri sferrati dall’Unione Europea sono all’orizzonte: nel 2010 cesserà ogni forma di sostegno pubblico al settore e nel 2015 si arriverà alla completa liberalizzazione e apertura delle frontiere, con l’afflusso di tonnellate di zucchero soprattutto dall’Europa orientale, a compensare lo strutturale deficit comunitario. Sempre pi๠zucchero, infatti, èrichiesto soprattutto dalle industrie dolciarie, a fronte di una produzione interna in caduta libera.
Non a caso, d’altronde, sono stati in molti a chiedersi il senso complessivo di questa direttrice politica, che danneggia irrimediabilmente i produttori interni a tutto vantaggio di quelli extracomunitari. àˆ tuttavia da ricordare che si tratta della carta di scambio giocata dall’Europa in pi๠ampi accordi complessivi presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio che avvantaggerà altri settori della nostra produzione agro-alimentare. Intanto, perà², i piccoli zuccherifici nostrani sono stati sacrificati.
A fronte di quest’offensiva, gli imprenditori italiani superstiti cercano il rilancio attraverso una profonda riorganizzazione volta all’efficienza. Si rinnovano gli impianti e si tagliano i costi dell’energia attraverso la produzione interna delle biomasse.
Anche gli stabilimenti ormai dismessi e sparsi in tutta Italia si apprestano ad essere riconvertiti per ottenere la cosiddetta “energia verdeâ€: stanno per ritornare in funzione, infatti, gli stabilimenti riconvertiti di Avezzano (AQ), di Castiglion Fiorentino (AR), di Jesi (AN) e altri ancora.