Il perchà¨, secondo Gramley, una delle autorità in materia di economia negli sTati Uniti, èda ricercarsi nello stallo che continuerà a deprimere due voci importantissime dello sviluppo:
il reddito della popolazione, che continuerà ed essere basso e quindi a non aumentare il potere d’acquisto, con la conseguenza che sul fronte dei consumi non ci sarà nessuna crescita, e la sostanziale debolezza del mercato del credito, che resterà ancora a lungo in condizioni di estrema instabilità .
Sul mercato immobiliare poi la situazione stagnante non consente certo aperture sul mercato, e continua a deprimere tutti quei fondi finanziari che in questi anni avevano basato il loro successo speculando sull’andamento delle compravendite di immobili, talvolta anche in maniera spregiudicata come per la bolla finanziaria scoppiata sui subprime.
Non solo, ma la preoccupazione riguarda anche l’occupazione, che secondo Lyle Gramley registrerà un inversione di tendenza positiva solo nel 2010.
Qui in Italia, con il Pil a -6,9% le preoccupazioni le esprimono i vertici del maggior sindacato italiano, la CGIL, che cita invece i dati forniti dall’Ires, l’istituto di ricerche economiche e sociali promosso dallo stesso sindacato, che proprio sul fronte dell’occupazione segnala un andamento di certo non ottimista per il futuro: dal 6,4 % dello scorso anno, la disoccupazione toccherà il 9,4% alla fine di quest’anno per sforare il 10% nei primi trimestri del 2010.
Dunque, se l’ottimismo della Fed èstato in grado in questi giorni di lanciare gli affari in borsa verso risultati positivi (sebbene ogni giorno viene vissuto con molta ansia e paura anche in questo settore, come la recente flessione delle borse asiatiche, che ha destato preoccupazioni non indifferenti), in effetti la strada della ripresa per famiglie, lavoratori ed imprese, quelle medio piccole in particolare sembra ancora decisamente in salita.