Realizzati a partire nel 1948 e dominatori assoluti del mercato dei supporti di registrazione musicale e non solo fino ad una ventina di anni fa, il vinile pareva essere arrivato alla fine del suo ciclo industriale con l’avvento dei compact-disc prima e di Internet poi.
Ma le cose sono andate diversamente. Si tratta, bene precisarlo subito, di un mercato di nicchia: oggi solo l’uno percento dei prodotti musicali venduti in Italia usa come supporto il vinile.
Perಠèuna nicchia che, nel suo piccolo, cresce a ritmi inattesi. Nel 2008 (anno della rinascita) le vendite sono cresciute di oltre il 200%, e per il 2009, in attesa dei dati definitivi, si parla di un ulteriore 16%. Tutto questo mentre le vendite di cd crollano del venti percento all’anno, travolte dalla crisi dei consumi e dalla diffusione delle melodie sul web.
Perchè il vinile resiste e anzi trova nuovi estimatori, a dispetto dell’evidente sorpasso tecnologico? In realtà il progresso tecnico non si èmai interrotto e la qualità dell’audio èoggi molto elevata; ma il vero motivo va ricercato certamente nella nostalgia e nella maggiore eleganza del disco classico, che fa anche bella mostra nei salotti: non a caso, gli acquirenti sono di solito persone di mezz’età .
Intanto, le case discografiche ne approfittano per ristampare i vecchi successi dei decenni passati e anche molte catene distributive si gettano nel nuovo (o vecchio) business: i negozi Mediaworld e Feltrinelli, ad esempio, sono un ottimo canale fra produttore e cliente.
Una curiosità : il long-playing pi๠venduto nel 2009 èstato “Il mondo che vorrei†di Vasco Rossi.