In Italia le imprese di grandi dimensioni scarseggiano. Ci sono per lo pi๠delle imprese molto piccole, le microimprese che mandano avanti il Paese. A raccontare i cambiamenti economici dell’Italia ci ha pensato l’Istat nel rapporto annuale. Il riepilogo affidato all’Ansa.Â
Il rapporto sull’Italia industriale o sull’economia dell’Italia, èmolto complesso. Una delle informazioni pi๠interessanti che se ne ricavano, sono relative alle dimensioni delle imprese che risultano essere microscopiche. Si parla di 4,2 milioni di microimprese, il 95% del totale.
Dice l’Istat:
“La crisi non ha modificato le caratteristiche strutturali del sistema produttivo italiano e i tratti salienti del sistema non sono mutati nel corso delle due fasi recessive che hanno colpito la nostra economia dal 2008”.
L’Italia continua ad essere caratterizzata dalle microimprese, da quelle realtà che hanno meno di 10 addetti. C’èperಠda dire che nel nostro Paese un ragazzo, un disoccupato che voglia aprire un’iniziativa privata, in base al settore scelto, dovrà aprire una partita IVA ed èil fisco a stabilire se produrrà reddito d’impresa o se produrrà reddito da lavoro autonomo.
In generale sappiamo che le piccole o piccolissime aziende rappresentano, sottolinea l’Istat, “il 95% del totale delle unità produttive e impiegano circa 7,8 milioni di addetti (il 47% contro il 29% nella media europea)”. L’Istituto invece evidenzia una quota “particolarmente modesta di imprese di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti; lo 0,1% delle imprese e il 19% degli addetti)”.
Per l’Istat “questa frammentazione, solo in parte mitigata dalla presenza di gruppi d’impresa, determina una dimensione media molto contenuta (3,9 addetti per impresa a fronte di una media europea di 6,8 addetti), una struttura proprietaria molto semplificata (63,3% di imprese individuali) e una quota di lavoratori indipendenti pari a oltre il doppio di quella media europea”.