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Aziende che usano il Lavoro a chiamata

Continuando a leggere l’analisi dell’Istat sull’impiego da parte delle aziende italiane dello strumento del lavoro a chiamata, scopriamo che la tipologia di imprese che vi ha fatto maggiore ricorso appartiene al settore degli alberghi e della ristorazione (60%), principalmente per far fronte ai picchi dei clienti nel periodo estivo e in quello natalizio; commercio, istruzione, sanità  e servizi sociali si contendono il 40% rimanente.


Le posizioni ricoperte sono, bene precisarlo, per lo pi๠di bassa manovalanza: camerieri, lavapiatti, commessi e cosଠvia.

Un aspetto interessante e che dà  da pensare èrelativo alla durata del contratto. Per legge, i contratti di lavoro intermittente possono essere stipulati a tempo determinato o indeterminato; e, contrariamente a quanto èfacile immaginare, sono i contratti a tempo indeterminato a fare la parte del leone, occupando il 55% del numero totale, contro il 45% dei job-on-call a termine. Sono per lo pi๠le aziende industriali, edilizie e di trasporti quelle a voler “legare” senza limiti di tempo i lavoratori a chiamata, mentre alberghi e ristoranti prediligono i rapporti limitati nel tempo.


In ogni caso, si segnala come spesso il contratto di lavoro intermittente costituisca il primo gradino in vista di un successivo e pi๠solido ingresso stabile nel mondo del lavoro. D’altronde, i lavoratori che accettano tali rapporti contrattuali (che, per ovvi motivi, dal lato del dipendente sono poco appetibili) sono studenti, disoccupati di lungo corso e altre figure fragili.

Per quanto, infine, riguarda la distribuzione geografica, èil Nord-Est la macroregione pi๠interessata, con oltre il 41% dei contratti (20% nel solo Veneto). Diffusione minore ma comunque in crescita fra Nord-Ovest e Centro, mentre tale strumento contrattuale èquasi sconosciuto nel Sud (9% dei contratti) e nelle Isole (2%).

Fonte: Il Sole 24 Ore