Sono oltre centocinquanta le nazioni del mondo, incluse tutte quelle industrializzate, che riconoscono l’autorità dell’OMPI: in pratica, chiedere la registrazione di un brevetto o di una qualunque altra scoperta presso l’istituto consente di vedersi riconosciuto il copyright negli Stati aderenti, anche se ovviamente questo non sempre frena le pratiche di concorrenza sleale.
Secondo i dati dell’OMPI, tuttavia, il 2009 èstato un anno difficile anche sul fronte del progresso tecnologico: contro le 164.000 domande di registrazione di brevetti presentate nell’anno precedente, nel 2009 il numero ècalato a 156.00 (-4,5%).
Novità significative ci sono anche nella classifica dei Paesi di provenienza delle istanze. Gli Stati Uniti rimangono al primo posto (45.790) ma registrano un pesante -11,4% rispetto al 2008 (calo analogo anche per la Germania, terza), mentre salgono le istanze provenienti dalle tigri asiatiche: il Giappone èsecondo, la Corea del Sud èquarta e la Cina si classifica al quinto posto. Ma la vera notizia èla crescita di domande provenienti proprio da Pechino: addirittura +29,7%. L’Italia, per la cronaca, si mantiene ad un dignitoso undicesimo posto, dietro altre cinque nazioni europee (Francia, Regno Unito, Olanda, Svizzera e Svezia).
Per quanto riguarda i settori tecnologici di riferimento, la maggior parte delle istanze proviene dal campo dell’informatica e delle telecomunicazioni, sebbene ci sia un discreto calo (come anche per la farmaceutica), mentre la crescita pi๠imperiosa si rileva per le nanotecnologie (+10,2%).
Infine, qualche dato sui principali detentori di brevetti riconosciuti dall’OMPI: prima èla Panasonic (1.891), seguita da Huawei Tech, Bosch e Philips.