Il prezzo del grano ècrollato vertiginosamente e si rischia seriamente che tutto il settore soffra di questo deprezzamento della materia prima. La Coldiretti lancia l’allarme su una possibile guerra del grano.Â
“Con questi prezzi gli agricoltori non possono pi๠seminare e c’ il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale – ha denunciato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -. Ma serve anche risolvere l’anomalia che vede il dazio in entrata del grano in Italia pari allo 0%, mentre per la pasta italiana esportata negli Stati Uniti e in Canada il dazio èsuperiore al 6% del valore della pasta con punte sino all’11% nel paese canadese per alcune tipologie di prodotto”.
Adesso chele speculazioni sui metalli preziosi sono finite, si èpassati  speculare sugli agricoltori con il conseguente crollo del prezzo del grano. Si èarrivati a valori inferiori a quelli di 30 anni fa. La Coldiretti con lo scoppio della “guerra del granoâ€Â e il blitz di migliaia agricoltori nella Capitale davanti al Ministero delle Politiche Agricole in via Venti Settembre XX, ha posto i riflettori giusti sul problema. Scrive ancora l’associazione
In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione tricolore. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera pi๠rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. A pesare sono le importazioni in chiave speculativa che si concentrano nel periodo a ridosso della raccolta e che influenzano i prezzi delle materie prime nazionali anche attraverso un mercato non sempre trasparente.