Pertanto, riuscire a vendere anche una sola unità di prodotto in pi๠rispetto al punto di pareggio significa chiudere l’esercizio in utile, mentre in caso contrario i costi avranno complessivamente superato i ricavi con conseguenti perdite in bilancio.
Aritmeticamente, il break-even-point si calcola con una frazione, in cui al numeratore indichiamo l’ammontare totale dei costi fissi e al denominatore il margine lordo unitario di contribuzione (definito nell’articolo precedente). Ciಠspiega che il punto di pareggio ètanto pi๠basso, e quindi facile da raggiungere, quanto minori sono i costi fissi o quanto maggiore èla differenza fra prezzo di vendita e costi variabili unitari. L’azienda dovrà dunque lavorare su questi elementi per raggiungere l’obiettivo.
La teoria del break-even-point, comunque, èmolto semplificativa e si fonda su una serie di condizioni abbastanza fragili; percià², essa puಠessere considerata dall’azienda come punto di riferimento generico e non certo con la pretesa della certezza matematica.
Quali sono le debolezze di questa teoria? Ce ne sono svariate. Innanzitutto, èvidente che ci riferiamo ad un’impresa che realizza un unico prodotto; laddove ve ne fossero di diversi, non sarebbe cosଠfacile individuare i costi fissi e variabili di ogni produzione e fare dunque calcoli cosଠprecisi.
Inoltre, si ipotizza che i costi fissi siano, appunto, “fissiâ€, laddove abbiamo già spiegato che nella realtà essi assumono un andamento “a gradini†in rapporto al volume di produzione.
Infine, s’immagina che l’impresa possa manovrare a suo piacimento sul prezzo e sulle quantità di prodotti, trascurando altre variabili basilari come la concorrenza e le dinamiche di domanda e offerta.
Fonte: nostra elaborazione