La continua crescita del loro numero nel corso degli ultimi decenni a fronte di un sistema imprenditoriale sostanzialmente statico ne ha ridimensionato nettamente le fortune, e in questo quadro la recessione di questi mesi non ha certo giovato.
Il discorso, perà², varia a seconda della categoria. Quella forse pi๠in difficoltà ècostituita dagli ingegneri: sono oltre duecentomila in Italia a spartirsi una sempre pi๠magra torta, resa ancor meno appetibile con la crisi delle imprese le cui commesse determinano una quota enorme dei normali compensi.
Lo stesso discorso èapplicabile anche ad altre categorie di tecnici, come i periti agrari e industriali.
Si parla di una riduzione media del 30% dei compensi annui degli ingegneri, ma non saltano di gioia nemmeno i dentisti, che già da anni lamentavano una difficoltà legata a filo doppio con lo scarso potere d’acquisto delle famiglie, che sempre pi๠vedono le cure dell’odontoiatra come un lusso cui dopotutto si puಠfare a meno.
Discorso parzialmente diverso per i notai: il numero chiuso garantisce a tutti loro un reddito annuo pi๠che dignitoso (la media oscilla fra i duecento e i trecentomila euro), e non ènemmeno l’effetto congiunto della crisi e del passaggio di diverse loro competenze ad altri ordini a metterli pi๠di tanto in difficoltà .
Il quadro pi๠complesso èquello degli avvocati, dei commercialisti e dei consulenti del lavoro. Coloro che, ciascuno per le proprie competenze, riescono ad offrire all’impresa le soluzioni migliori per fronteggiare la crisi riusciranno a cavalcarla senza esserne danneggiati. Pi๠penalizzati, invece, saranno i professionisti meno capaci di adattarsi ai tempi che corrono.