La ricerca costituisce la voce pi๠importante (169 milioni di euro, pari ad un terzo del totale): le sedi che hanno presentato i risultati pi๠ragguardevoli sono La Sapienza di Roma, l’Alma Mater di Bologna e la Federico II di Napoli, che si sono guadagnate le fette pi๠sostanziose delle risorse stanziate, mentre al capo opposto abbiamo Foggia, Teramo e un’altra università napoletana, la Parthenope.
La percentuale di successo nell’aggiudicazione dei bandi europei èl’altro grande indicatore che pesa nella distribuzione delle risorse: vince il Politecnico di Milano, mentre la maglia nera va a Cassino e Macerata che non hanno vinto nulla nel triennio considerato.
Un peso minore va invece agli altri sette indicatori: qualità della docenza (prima: La Sapienza; ultima: lo Iuav di Venezia), la dispersione degli studenti, misurata sulla base degli esami superati nel primo anno e sulla base del totale degli esami sostenuti (in entrambe le classifiche vince lo Iuav, mentre in coda abbiamo rispettivamente la Tuscia e Reggio Calabria), il numero dei docenti di ruolo nelle materie principali (prima: Roma Tre, ultima: Catanzaro), i giudizi sulla qualità del corso espressi dai discenti (domina il Politecnico di Milano, mentre la pi๠bocciata èancora Catanzaro), il numero di laureati che trovano occupazione stabile nei successivi tre anni (la graduatoria èguidata a pari merito da due atenei abruzzesi, Chieti e Pescara, mentre sul fondo langue l’università Orientale di Napoli) e, infine, il numero di brevetti riconosciuti: vince Ferrara, contro undici atenei che non ne hanno sviluppato nessuno.