Il nuovo studio effettuato dalla CGIL lancia dati allarmanti sulla difficile situazione economica ed occupazionale italiana. L’ufficio economico della CGIL ha infatti stimato che i livelli occupazionali raggiunti dall’Italia nel 2007, anno precedente alla prima delle due crisi che hanno colpito il Vecchio Continente, verranno raggiunti solamente fra 63 anni, ovvero nel 2076. Dati che seguono l’allarmante notizia sulla diminuzione delle assunzioni nel secondo trimestre 2013.
Raggiungere lo stesso livello occupazionale del 2007 significherebbe tornare alle 25.026.400 unita’ di lavoro standard. Il Governo ha nel suo programma importanti manovre sul tema del lavoro come le modifiche alla riforma Fornero annunciate da Giovannini negli scorsi giorni. Ciಠche preoccupa èche la CGIL ha fatto questa previsione ponendo come condizione l’aggancio da parte dell’Italia della prevista ripresa economica.
Lo studio del sindacato perಠformula una serie di ipotesi di ripresa, basandosi sulle attuale previsioni, ma senza considerare delle incisive modifiche della politica nazionale europea, in ambito economico e sociale. Il motivo èche lo studio della CGIL vuole dimostrare che occorre un netto cambio di passo, partendo dal lavoro per produrre crescita.
Lo scenario pi๠catastrofico prevede una totale ripresa dal doppio schiaffo economico nel 2076, ma le stime pi๠ottimiste hanno tutto un altro scenario. Lo stesso report del sindacato, prendendo in considerazione il livello medio di crescita del periodo 2000-2007, che ha visto crescere il PIL dell’1,6% ogni anno, posiziona il ripristino delle condizioni pre-crisi già nel 2020. I livelli occupazionali e dei salari tornerebbero gli stessi del 2007 fra 7 anni, mentre i livelli produttivi potrebbero raggiungere la stessa quota pre-crisi solo fra 12 anni, quindi nel 2025.
Il sindacato dei lavoratori stima che il livello di ricchezza perso a causa della crisi, cioètutto il livello potenziale di crescita che sarebbe stato generato senza essere stati colpiti dalla crisi economica, ammonta a 276 miliardi di PIL. Questo valore se convertito in valori nominali corrisponde a circa 385 miliardi, che rappresentano una quota pari al 20% del PIL medio annuale dell’Italia, che ammonta a circa 1600 miliardi di euro.
I dati emersi dallo studio pongono l’accento sulla centralità del tema del lavoro, condizione imprescindibile e cavallo di battaglia della CGIL, per assicurare la ripresa economica.