Nell’ultimo rapporto stilato dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico con sede a Parigi, si sono anche una serie di rilevazioni sullo stato delle piccole e medie imprese italiane, le PMI del nostro Paese, di cui èstato tracciato un rapido quadro. La crisi economica degli anni passati ha inciso profondamente sul loro tessuto portando alla chiusura 63 mila imprese di questo tipo tra il 2008 e il 2010. Â
Le piccole e medie imprese del nostro paese, tuttavia, hanno saputo riprendersi e ora sono la spina dorsale e il motore dell’economia italiana, rappresentando
- il 99 per cento della capacità produttiva
- l’80 per cento dell’occupazione
- il 67 per cento del valore aggiunto nazionale.
>Â Per Confindustria la situazione delle imprese nel 2014 èdrammatica
Da questo punto di vista l’Italia mantiene una delle aree pi๠grandi della zona OCSE, anche se negli anni passati la crisi economica ha ridotto il potenziale dell’1,5 per cento e ha fatto perdere circa 610 mila posti di lavoro. Le piccole e medie imprese, con meno di 250 addetti, e soprattutto quelle con un numero anche inferiore, ovvero tra i 50 e i 250, hanno un livello di produttività elevato e una vocazione imprenditoriale.
>Â Diminuisce il numero degli occupati nelle grandi imprese italiane
La forza lavoro all’interno di esse, dai vertici in già¹, tende ad essere giovane e la situazione èvenuta a migliorare soprattutto in seguito alla pubblicazione dello Statuto delle imprese del 2011, che ha reso pi๠dinamica la situazione. Sulle nostre nostre aziende, tuttavia, pesa ancora molto la pressione fiscale e il ruolo della burocrazia.