Cosଠaumenta il numero di lavoratori precari (con contratti a tempo determinato, interinali ecc.) che nel curriculum vitae vantano titoli teoricamente prestigiosi ma che di fatto si rivelano poco spendibili nel mondo del lavoro.
Gran parte del problema dipende indiscutibilmente dagli scarsi contatti fra i nostri atenei e le realtà imprenditoriali, al contrario di quanto avviene nell’Europa settentrionale e negli Stati Uniti.
Mentre laggià¹, infatti, i laureati pi๠brillanti non hanno il tempo di uscire dall’università che già cominciano a ricevere le prime proposte, da noi questi casi sono molto pi๠rari. Ben pi๠frequenti sono invece i laureati impiegati in lavori interinali come nei call-center o come camerieri in attesa della grande occasione che perಠtende a ritardare sempre di pià¹.
Anche le principali agenzie per il lavoro confermano questa tendenza. Adecco informa che il 18% dei curriculum presenti nei propri archivi èstato inviato da laureati, Manpower segnala una percentuale molto vicina (17,3%).
E d’altronde, non si puಠnemmeno dire che la laurea non serva a niente, in quanto nonostante tutto chi vanta tale titolo riesce a trovare lavoro prima di chi non lo possiede, e pi๠in generale chi ha seguito un percorso di studi qualificato trova un posto di lavoro a tempo indeterminato prima di chi possiede competenze pi๠generiche.
Ma questo discorso non attenua le difficoltà di molti giovani, una crescente percentuale dei quali non vede altra soluzione davanti a sè che emigrare all’estero.