Il Centro Studi della nostra Banca Centrale, infatti, ha pubblicato i risultati di un’approfondita ricerca macroeconomica sul reddito dei lavoratori esaminando l’arco temporale che va dai giorni dell’ultima, pesante svalutazione della lira (1993) fino al 2006.
L’analisi prende in considerazione il cosiddetto “reddito disponibile equivalenteâ€, un indicatore calcolato mediante complesse formule ponderate e comunque sostanzialmente definibile come la ricchezza di ognuno indicata in termini omogenei e con riferimento non al singolo individuo bensଠal suo nucleo familiare.
Ebbene, mentre nell’arco temporale considerato il reddito disponibile equivalente ècresciuto, sia pure a livelli non eccessivi, per i lavoratori autonomi (professionisti e imprenditori) del 2,6% annuo e per i dirigenti dell’1,5% annuo, sono le fasce pi๠deboli della popolazione a doversi lamentare per una crescita irrisoria: 0,6% per gli operai, addirittura 0,3% per gli impiegati. Sorprende in positivo, invece, il dato di un’altra fascia a rischio, i pensionati, il cui incremento èstato dell’1,6% annuo.
Considerando, dunque, come “poveri†coloro il cui reddito èinferiore al 60% del livello medio, gli impiegati rientranti in questa definizione sono dunque saliti dal 7 all’8% e gli operai addirittura dal 27 al 31%. Variazioni in senso inverso, invece, per le altre categorie.
Va anche detto, comunque, che questi dati arrivano come accennato fino al 2006 e dunque ben prima dello scoppio della grande crisi, che dovrebbe aver accomunato nella sventura tutte le categorie.