In sintesi, in cambio di un’imposta sostitutiva (con aliquota oscillante fra il 5 e il 7%), coloro che avevano esportato e/o detenevano attività di ogni tipo all’estero non dichiarate, hanno potuto rimettersi in regola rimpatriando o regolarizzando le stesse.
L’operazione, anche in virt๠della modestia delle aliquote applicate, ha avuto risultati sbalorditivi, molto al di là delle attese. In tutto sono state coinvolte attività per l’ammontare complessivo di 104,6 miliardi di euro: 102,1 per le operazioni di rimpatrio (divise quasi a metà fra le ipotesi di rimpatrio giuridico e di rimpatrio fisico) e 2,5 per quelle di regolarizzazione.
Le dichiarazioni di emersione presentate sono state in tutto pari a 206.608, per una media di circa 506.086 euro a testa. Tale valore medio èminore rispetto a quanto fruttato da analoghi scudi fiscali varati in anni passati: in effetti, se le precedenti operazioni parevano aver beneficiato soprattutto i grandi evasori, in quest’occasione sono stati coinvolti per lo pi๠i cittadini di minore cabotaggio.
Non sono mancate, perà², anche le maxioperazioni di emersione: basti dire che solo dalle 2.463 dichiarazioni di rimpatrio di ammontare superiore ai cinque milioni sono tornati a casa quasi trenta miliardi di euro.
Quanto alla speciale classifica delle nazioni di provenienza, stravince la Svizzera: 98.391 operazioni (il 47,62% del totale) che hanno portato alla riemersione di attività per 71,7 miliardi di euro (68,55%).
A seguire nella graduatoria i micro-Stati europei (Lussemburgo, San Marino, Monaco, Liechtenstein) e altre nazioni sparse (Austria, Francia, Irlanda…).
Caso particolarissimo quello dell’isola di Jersey, evidentemente molto popolare fra i maxi-evasori: appena 96 operazioni, ma per un ammontare riemerso pari a 1,4 miliardi di euro.