Si èdunque registrato un notevole incremento delle somme tenute a disposizione presso la propria banca di fiducia, principalmente sotto forma di conti correnti e libretti di risparmio, a discapito degli investimenti in titoli di Stato, azioni, obbligazioni e fondi patrimoniali vari.
In realtà , il fenomeno non sorprende. Gli italiani, da sempre, sono noti per essere un popolo di formiche rispetto alle famiglie di altre nazioni sviluppate in cui le ricchezze sono pi๠frequentemente investite in titoli finanziari.
A questa tendenza atavica va poi aggiunto l’effetto della crisi, che ovviamente ha spinto anche i pi๠spericolati investitori a dismettere buona parte del patrimonio mobiliare e a cercare rifugio nel denaro liquido, pi๠sicuro, pi๠intangibile e, soprattutto, pi๠disponibile quando ve ne fosse la necessità .
La contropartita, naturalmente, ècostituita da una redditività molto bassa e dalla tassazione massima prevista in ambito di redditi di capitale (aliquota sostitutiva del 27%).
Ma vediamo i dati numerici.
L’analisi èstata condotta prendendo in considerazione l’arco di un anno, dall’agosto 2008 all’agosto 2009: in questi dodici mesi, la consistenza dei depositi bancari ècresciuta del 6,9%, portando l’ammontare totale dei depositi ad oltre 585 miliardi di euro. La macroarea geografica in cui l’incremento èstato pi๠elevato èil Nord-Est (+ 8,6%), mentre al lato opposto abbiamo il Sud (+5,9%).
A livello locale, invece, la provincia con l’aumento maggiore èstata Rimini (+17,2%), e in generale l’Emilia-Romagna èla Regione che vede pi๠proprie province nella parte alta della classifica.
In fondo, invece, c’ la Sardegna, cui sette province sono disseminate negli ultimi otto posti della graduatoria; all’ultimo posto, la provincia di Olbia-Tempio (-22,3%).