Che le imprese siano in difficoltà èpoco ma sicuro, che in difficoltà ci siano soltanto i piccoli imprenditori, invece, non èvero. Un’analisi condotta dall’Osservatorio della CGIA di Mestre dimostra che l’80% delle sofferenze riguarda le grandi imprese.
Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo:
“Il nostro sistema creditizio èmolto polarizzato. La migliore clientela, pari al 10 per cento del totale, riceve ben l’80 per cento di tutti gli impieghi erogati dalle banche. Mentre al restante 90 per cento viene erogato solo il 20 per cento del totale dei prestiti. Ma a differenza di quanto ci si dovrebbe attendere, le sofferenze si annidano in grandissima parte tra la migliore clientela. Al primo 10 per cento, infatti, èriconducibile l’81 per cento del totale delle sofferenze. In buona sostanza questo primo 10 per cento di affidati – costituito quasi esclusivamente da grandi aziende, grandi famiglie e gruppi societari – fa il bello e il cattivo tempo nei rapporti con le banche. Sfrutta il suo potere negoziale per ottenere gli impieghi, ma essendo poco solvibile, fa pagare il conto agli altri che, malgrado siano buoni pagatori e costituiscano la stragrande maggioranza della clientela, si sono visti ridurre drasticamente l’offerta creditizia. In altre parole gli artigiani, i negozianti, le piccole imprese a conduzione familiare e in generale tutto il popolo delle partite Iva sono sempre pi๠a corto di liquidità , mentre alle poche grandi imprese presenti nel paese viene riservato un trattamento di favore del tutto ingiustificato. Un’anomalia presente solo in Italia che i nostri organismi di controllo del credito dovrebbero avere il coraggio di denunciareâ€.
In pratica al 31 marzo 2016, i finanziamenti deteriorati nel nostro Paese ammontavano a 333,2 miliardi di euro.