Altre volte, perà², prima arriva l’ordinazione del cliente e solo sulla base di quello si inizia a lavorare: in pratica il prodotto èrealizzato su misura, a seconda delle esigenze del committente. Questo avviene in numerosi campi, ma il pi๠importante ècerto quello degli appalti pubblici.
Quando una commessa èancora in corso d’opera al 31 dicembre, sorge il problema di dare un valore alle rimanenze. Le rimanenze finali, ricordiamolo, costituiscono una componente positiva di reddito e la regola generale èquella di non indicare in bilancio nessun ricavo che non sia stato definitivamente conseguito (“principio di prudenzaâ€). Questo comporta, come regola generale, che le rimanenze siano valutate sulla base dei costi effettivamente sostenuti.
La regola descritta, tuttavia, incontra alcune eccezioni. Fra le altre, èconsentito valutare le rimanenze dei lavori su commessa non sulla base dei costi bensଠdei ricavi “ragionevolmente maturatiâ€.
Qual èla logica? Dato che i lavori in corso su ordinazione si protraggono talvolta per molti anni, appare corretto che il margine di guadagno sia ripartito lungo l’intero arco temporale.
Immaginiamo una commessa di durata quadriennale per cui sono previsti costi totali pari ad un milione di euro e ricavi pari a € 1.500.000: il profitto dell’operazione (pari a mezzo milione) èpi๠corretto distribuirlo lungo i quattro anni anzichè considerarlo un reddito maturato solo alla fine.
Ma dal punto di vista pratico, questo cosa comporta?