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Valutazione delle rimanenze di magazzino

Nella gran parte delle imprese industriali e commerciali, la valutazione delle rimanenze di magazzino èl’attività  pi๠complessa e laboriosa fra tutte quelle che sono richieste dalla redazione del bilancio d’esercizio.

Non a caso, gran parte di tale valutazione si basa su supposizioni soggettive, e per gli stessi motivi sono ben poche le poste contabili che, come questa, lasciano spazio ad abusi e stime infondate, anche e soprattutto per motivi fiscali. In effetti, gonfiare o sottostimare le rimanenze èmetodo semplice e diffuso per manovrare impunemente sul reddito.


La regola generale che sovrintende alla redazione del bilancio d’esercizio èil metodo del costo storico: ogni posta va indicata sulla base del costo effettivamente sostenuto. Nelle grandi aziende, perà², ipotizzare l’individuazione del costo specifico di ogni bene èimpresa impossibile. Si pensi ad un magazzino di materiali presso un’industria: come riconoscere, fra le materie rimaste al 31 dicembre, quelle acquistate in una certa data rispetto a quelle comprate in un’altra occasione, e dunque per un costo differente?

àˆ per questo motivo che il legislatore consente, come alternativa al costo specifico, l’applicazione di tre possibili metodi di stima: il LIFO, il FIFO e il costo medio ponderato.

Prima di spiegare in cosa consistono tali metodi di stima, va chiarito che, una volta adottato un metodo, questo va mantenuto negli anni, a meno che non vi siano motivi fondati (da riferire in Nota Integrativa, insieme alle relative conseguenze contabili) che giustifichino tale variazione.


In teoria, ricorrere ad un metodo di stima piuttosto che ad un altro èlibera scelta del redattore del bilancio. Tuttavia, il principio generale della “rappresentazione veritiera e corretta” imporrebbe di adottare il metodo che maggiormente si avvicina a rappresentare l’effettiva rotazione delle scorte nel magazzino.