In effetti, la Grecia (da sempre uno dei poli pi๠fragili di Eurolandia) sta destando notevole attenzione e giudizi piuttosto controversi.
Da un lato, infatti, abbiamo i dati macroeconomici al cui confronto perfino la disastrata Italia esce a testa alta: il rapporto deficit-Pil supera il 12%, contro il 3% dei parametri di Maastricht e il 5% dell’Italia nei momenti pi๠acuti della recessione, mentre il rapporto fra il debito pubblico e lo stesso PIL ha superato il 120% contro il 110% italiano.
I dubbi sulla stabilità delle finanze greche e sulla capacità di rimborsare i propri debiti, in effetti, ponevano pi๠di un interrogativo, di questi tempi.
Ciononostante, l’ultima emissione di un’ingente quantità di titoli quinquennali del debito pubblico si èrivelata un successone, con una domanda cinque volte superiore rispetto alle disponibilità . Il motivo va ricercato principalmente nel tasso di remunerazione (5,86%), ampiamente superiore rispetto a quello pi๠modesto di nazioni pi๠stabili (che non hanno bisogno di spendere troppo per apparire appetibili).
Ma non si tratta solo di questo: altre nazioni comunitarie (come la Romania) o extracomunitarie (come la Croazia) offrono bond caratterizzati da interessi ancora pi๠ragguardevoli, ma esse non possono contare sull’ombrello protettivo della BCE di Francoforte, che in caso di problemi interverrebbe certamente a difesa di Atene.
A questo va aggiunto che l’euro èuna moneta molto forte e stabile, ben pi๠delle valute nazionali dei Paesi esteuropei, sempre a rischio di svalutazione.
In definitiva, oggi come oggi i titoli del debito pubblico greco appaiono un buon investimento per chi, alla ricerca di una buona remunerazione, èdisponibile a correre qualche rischio, seppure non eccessivo.