I millenni sono trascorsi, nuove forme di ricchezza, anche virtuale, si sono affacciate nel mondo della finanza, ma ancora oggi il metallo nobile per eccellenza costituisce un punto di riferimento irrinunciabile per le borse di tutto il pianeta.
Non a caso, fra i valori quotidiani seguiti con maggiore attenzione fra gli addetti ai lavori c’ proprio il valore dell’oro, espresso solitamente nel rapporto oncia / dollari americani.
Questo rapporto, in queste settimane, sta toccando i suoi massimi storici, frantumando i record precedenti toccati solo pochi mesi fa. Ormai toccata la soglia di 1.245 dollari ad oncia, gli analisti sono convinti che entro la conclusione del 2010 raggiungerà quota 1.350 se non addirittura 1.400.
La domanda di oro, infatti, non si arresta ma anzi cresce continuamente. Prima la crisi finanziaria, poi quella economica, ora l’instabilità legata alla questione greca e alle incertezze sui debiti di parecchi Stati europei spingono ancora una volta gli investitori di professione e gli speculatori dilettanti a cercare riparo nei pi๠classici beni-rifugio: il mattone, la terra e, appunto, l’oro. Beni, cioà¨, strettamente tangibili e per loro natura lontani dal rischio di perdere valore con il tempo.
Il problema, semmai, sta nell’offerta: le disponibilità mondiali di oro non sono tali da fronteggiare la domanda, cosicchè il valore del prezioso metallo tende a salire senza sosta; una situazione che cade a pennello anche per i proprietari di “oro vecchio†sotto forma di gioielli, molto ricercati dagli operatori.
Meno bene, invece, vanno le cose per altri beni-rifugio: il petrolio, i cereali, il caffà¨, l’alluminio e lo zucchero sono oggi in fase di difficoltà .