Certificazioni in crescita per le imprese in Italia

E’ in aumento, tra le imprese italiane, il ruolo che puಠavere, da un punto di vista strategico, la certificazione sotto accreditamento, uno strumento ritenuto ormai fondamentale per conservare ed accrescere la qualità  del Made in Italy.
Infatti secondo uno studio di Accredia, l’Ente Nazionale di Accreditamento degli Organismi di Certificazione, le imprese italiane puntano soprattutto nelle certificazioni per la sicurezza sul lavoro e quelle per la salute.

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Costo della maternità  all’azienda

Abbiamo sempre dato molto spazio ad approfondimenti legati alla maternità  di una lavoratrice. In pi๠occasioni infatti abbiamo avuto modo di capire come funziona a livello lavorativo la maternità  a rischio, ma abbiamo anche parlato della brutta usanza delle dimissioni in gravidanza, oppure del congedo obbligatorio dal lavoro. E’ naturale che se vogliamo che il mondo proceda correttamente, le donne devono avere figli e quindi le aziende devono adattarsi.

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Disoccupazione in aumento nel 2010

Anche se questo èun dato che ormai molti si aspettavano, arriva oggi la conferma da parte dell’Istat che ha rilevato un aumento della disoccupazione rispetto al 2009.

Il 2010 èstato l’anno della crisi ereditata dal 2009 e sono molte le grandi imprese che si sono viste costrette a mettere in cassa integrazione i propri dipendenti o in casi peggiori anche a licenziare. Nelle imprese italiane la diminuzione dell’occupazione èstata dell’1,6%, dato da considerarsi al lordo della cassa integrazione.

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I lavori del futuro

L’istituto di ricerca FastFuture ha realizzato per conto del governo britannico uno studio attraverso il quale alcuni scienziati hanno cercato di individuare le venti nuove professioni che si svilupperanno entro il 2030. Ovviamente si tratta solo di una previsione, tuttavia secondo gli esperti le probabilità  che l’esito dello studio si trasformi in realtà  sono piuttosto alte.

Di seguito le venti “professioni del futuro” individuate dallo studio.

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Retribuzioni in aumento nel 2010, lo rileva l’Istat

Secondo le rilevazioni dell’Istat nel corso del 2010 le retribuzioni hanno registrato un incremento del 2,2%, in frenata rispetto all’incremento del 3% registrato nel 2009. Se si considera solo il mese di dicembre l’incremento èstato dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2009.

L’Istat ha anche precisato che il tasso di inflazione medio annuo nel 2010 èstato pari all’1,5%, per cui l’incremento delle retribuzioni èstato superiore rispetto a quello dei prezzi al consumo. Per quanto riguarda dicembre, invece, il tasso di inflazione annuo èstato pari all’1,9%, quindi l’incremento delle retribuzioni èstato inferiore a quello dei prezzi al consumo.

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Disoccupazione ottobre 2010 ai massimi dal 2004

In base a quanto riferito dall’Istat, in Italia il tasso di disoccupazione ad ottobre 2010 ha registrato un incremento passando all’8,7% dall’8,4% di settembre. Un dato preoccupante soprattutto perchè si tratta del livello pi๠alto mai registrato dall’istituto, che ha iniziato le sue rilevazioni a gennaio 2004.

Se si considera il terzo trimestre dell’anno, invece, il tasso di disoccupazione risulta pari all’8,3%, ossia in calo rispetto all’8,4% del secondo trimestre e in aumento rispetto all’8,0 dello stesso periodo dello scorso anno.

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Pressione fiscale, Italia terza tra i paesi Ocse

L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha comunicato i dati contenuti nelle stime preliminari relative all’anno scorso, in base ai quali in termini di pressione fiscale all’Italia spetta il terzo gradino del podio, un risultato che gli italiani avrebbero preferito non portare a casa.

L’italia èdunque riuscita a scavalcare il Belgio per via di una crescita della pressione fiscale dal 43,3% del prodotto interno lordo del 2008 al 43,5% del 2009. Prima dell’Italia per il 2009 si collocano quindi solo la Danimarca con il 48,2% e la Svezia con il 46,4%.

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Lavoro familiare ancora a carico delle donne

Nel suo ultimo rapporto l’Istat ha sottolineato la forte disuguaglianza che ancora esiste nella divisione del carico di lavoro familiare tra i due partner.

Secondo quanto rilevato dall’Istituto, che ha basato il suo rapporto su un sondaggio a cui hanno preso parte oltre 18.000 famiglie e 40.000 persone, oltre il 76% del lavoro familiare èancora a carico delle donne. La situazione, dunque, resta pressochè immutata rispetto a circa sette anni fa, quando la percentuale era appena superiore al 77%.

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Franchising: pi๠affari e meno occupati

La formula del franchising gode di buona salute nel nostro Paese, a dispetto della crisi. àˆ questa la conclusione che emerge dai lavori della venticinquesima edizione del Salone del Franchising, che si tiene a Milano in questi giorni.

Il numero di aziende istituite in Italia impiegando questa soluzione contrattuale, infatti, si mantiene alto anno dopo anno: alla fine del 2009 risultavano 53.313, con un lieve calo percentuale rispetto all’anno precedente. Le reti di franchising (ossia le organizzazioni che contano almeno tre ditte affiliate) risultavano 869, e hanno movimentato un giro d’affari superiore a 21 miliardi di euro complessivi (+1,7% rispetto al 2008, nonostante il 2009 sia stato l’anno peggiore della crisi).

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Produzione industriale in crescita ad agosto

Nel mese di agosto 2010, i calcoli sulla produzione industriale in Italia sono sbalorditivi; i dati differiscono leggermente a seconda di chi ha compiuto l’analisi (dall’ISAE al Centro Studi di Confindustria), ma sono comunque largamente positivi.

Non bisogna farsi eccessive illusioni poichè agosto èun mese particolarissimo (molte aziende chiudono per ferie o comunque rallentano la produzione, perciಠi dati sono inevitabilmente sfasati), ma, anche facendo la tara sui giorni di effettiva apertura, un margine ampiamente positivo rimane.

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Diminuzione dei giovani amministratori

In Italia sono sempre di meno (in valore assoluto e in percentuale) i giovani che gestiscono un’azienda. Lo rivela un’indagine di Unioncamere, che compara i dati emergenti nel giugno del 2010 con quelli che risultavano esattamente dieci anni prima.

Precisiamo che col termine “giovani” l’indagine intende uomini e donne sotto i trent’anni; quanto al concetto di “amministratori”, sono considerati anche i titolari di ditte individuali.

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Costo diretto, industriale, pieno ed economico-tecnico

Come già  spiegato nell’articolo precedente, quando dobbiamo determinare il costo di prodotto possiamo riferirci a quattro configurazioni principali.
Il costo diretto considera solamente le componenti che, appunto, si riferiscono direttamente alla singola produzione (a partire dalle materie prime e dalla manodopera diretta): èun concetto largamente oggettivo ma altrettanto insufficiente per determinare il prezzo di vendita.

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Le configurazioni del costo di prodotto

Nel momento in cui fissa il prezzo da attribuire ai propri prodotti, un’impresa deve tener conto di molte variabili che potrebbero spingere al rialzo oppure al ribasso. Esiste, perà², una soglia minima sotto la quale proprio non si puಠscendere, un livello minimo da rispettare sempre.
àˆ fin troppo ovvio segnalare che tale livello minimo altro non èche il costo sostenuto dall’azienda per realizzare il prodotto stesso: i ricavi, cioà¨, devono come minimo coprire tutti i costi di produzione.

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Il punto di pareggio, o break-even-point

L’analisi dei costi consente, fra l’altro, di determinare il conosciutissimo punto di pareggio (o break-even-point), ossia il livello di prodotti che ènecessario rivendere per coprire perfettamente i costi di produzione.
Pertanto, riuscire a vendere anche una sola unità  di prodotto in pi๠rispetto al punto di pareggio significa chiudere l’esercizio in utile, mentre in caso contrario i costi avranno complessivamente superato i ricavi con conseguenti perdite in bilancio.

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